martedì 6 settembre 2011

Lies- Bugie


Lies- Bugie
Corea Del Sud, 1999. Di Jang Sun-Woo. Con Lee Sang Hyun, Kim Tae Yeon, Jeon Hye Jin, Choi Hyun Joo, Han Kwon Taek, Kwon Hyuk Poong, Jung Myung Keum, Shin Min Soo, Cho Young Sun, Ahn Mi Kyun. Genere: Drammatico/Erotico. Durata: 93' 

Memorabile film-scandalo del Festival Del Cinema Di Venezia del 1999, tratto dal romanzo di uno scrittore coreano incarcerato per offesa al pubblico pudore (!!!) sulla relazione puramente sessuale e sadomasochistica tra una studentessa liceale dell'ultimo anno e uno scultore di quarant'anni, diventa per il grande Jang Sun-Woo, uno dei più originali e importanti registi coreani degli anni '90, una nuova tappa per indagare ,con ferocia e disperazione, l'animo umano.

Sono passati tre anni da quando lo stesso aveva riletto in chiave umana il massacro di Gwang-Ju, uno dei più drammatici eventi storici della Corea Del Sud, con il capolavoro "A Petal", capace di fottersi tutto il cinema storico hollywoodiano e di sputare in faccia allo "Schinder's List" di Spielbergiana memoria. 


"Lies" non è un film sul sesso, tantomeno un film sull'amore, ma è il film che parodia, senza alcuna pietà, la sessualità umana e il desiderio perverso intrinseco in chiunque (dalla ragazzina vergine all'apparentemente fedele uomo sposato), dove Sun-Woo accellera nel mostrarne la decadenza, senza sentire il bisogno di appassionarsi ai suoi personaggi, che, meravigliosamente, priva persino del nome proprio (tutti i personaggi hanno, infatti, come nomi lettere dell'alfabeto). Non sono più esseri umani, sono solo cani, che vorrebbero l'affetto e l'amore, ma sono coscienti di non poterlo mai raggiungere.



L'intento, nobile, è quello di aprire il film con una storia proibita, ma comunque romantica e passionale, sincera e coerente, per poi tramutarsi inaspettatamente in un inferno Dantesco. All'amore, si passa alle botte. Ma qui, il sadomasochismo non è più una sperimentazione dell'amore, un modo per conoscere meglio se stessi e il corpo dell'altro: è l'atto egoistico di sapere di esistere. I personaggi vogliono soffrire per sfuggire dal loro quotidiano e grigio mondo, fatto di responsabilità (il matrimonio, la scuola) e i pregiudizi (l'illuminante personaggio dell'amica della protagonista, insieme divertita e disgustata, dalla sua relazione).


è solo con lo scorrere del film che i protagonisti diventano finalmente umani, ma paradossalmente, è proprio quando iniziano ad accellerare sul lato doloroso e sinistro della relazione. Ed è qui, che il film diventa immediatamente metacinema.
Jang Sun-Woo riprende, senza alcuna pietà, la giovanissima attrice che scoppia in lacrime dopo aver girato una sequenza troppo estrema, senza chiedersi se questo ha a che fare con l'intreccio narrativo, perchè un intreccio non c'è, c'è il concetto. Il dolore è lo stesso, sia nel cinema, che nella vita.



è il canto del cigno della miseria umana. La ragazza di "Lies" ne è il catalizzatore, il simbolo dell'innocenza deviata e stuprata dal mondo.


Per salvarsi da questa disperazione, resta la menzogna, che emerge a fine film, dando un senso al film intero e al suo titolo. 

E Jang Sun-Woo dirige come se si stesse masturbando, da voyeur. Segue i suoi attori quasi come i Dardenne seguivano Rosetta, li osserva lentamente e poi li mette a nudo. Tutti sono cani, gli attori, il regista, i personaggi, il mondo. 


Il film è stato criticato per il suo atto osceno di mostrare la disperazione sessuale nella sua pura degradazione (diversamente da un film, comunque meraviglioso, come "Shortbus", dove avveniva una sorta di cammino di formazione), evitando la morale e preferendo l'autodistruzione. Questa, invece, è una scelta coraggiosa che pone "Lies" come uno dei più feroci, cattivi e dannatamente sinceri film d'autore di sempre.


Un devastante capolavoro destinato, purtroppo, a una ristretta cerchia di persone, possibilmente preparata più a subire, che a provare emozioni.



IL MIO VOTO: 10.0 





Trailer:





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