mercoledì 5 ottobre 2011

Melancholia (Lars Von Trier)



Melancholia 
Danimarca, Francia, 2011. Di Lars Von Trier. Con Charlotte Gainsbourg, Kirsten Dunst, John Hurt, Kiefer Sutherland, Charlotte Rampling, Udo Kier, Stellan Skarsgard, Alexander Skarsgard, Brady Corbet. Genere: Drammatico. Durata: 130' 


MELANCHOLIA, OVVERO: IL CROLLO DELLA BORGHESIA, IL SUO COLLASSO NERVOSO, LA CATARSI E L'ANNUNCIATA APOCALISSE.


Opera d'arte complessa, fascinosa, fatta di carne, muscoli, ossa e sangue, "Melancholia" è il nuovo grido di uno dei più geniali e contrastati registi occidentali contemporanei. è un urlo sussurrato che stempera le ansie estreme di un sottovalutatissimo capolavoro come "Antichrist", emblema carnale dell rapporto uomo-donna che non poteva che finire in sesso e sangue per l'incomunicabilità tra due dolori inconciliabili, ma che non demorde mai, e affila i suoi denti a sciabola sul collo dello spettatore.


è un approssimarsi continuo, claustrofobico e disturbante di una tragedia, che può intendersi come lo sterminio della razza umana o come la morte celebrale e dell'anima di borghesi annoiati, vuoti, soli. Lars Von Trier ce li presenta in toni quasi maniacali, in un'ora abbondante di film, a convincerci di quanto siano viscidi e stereotipati, tutti succubi della propria eleganza e delle proprie chiacchere vuote.


"Festen" con pianeta killer annesso.


Poi le ansie si sgretolano, i protagonisti perdono il controllo e cadono nel più profondo degli abissi, senza più possibilità di risalita. "Melancholia" è il distruttivo ritratto di una società sull'orlo del crollo, sulla perdita di speranza in un mondo, ormai, a pezzi. Una tragedia che si consuma tra sale da ballo, da pranzo, campi da golf, giardini immensi. Una tragedia in ralenti, che non guarda in faccia a nessuno, nè al conto in banca di chi muore. 


"Melancholia" è il disturbante ritratto di una famiglia a pezzi, di un'intera umanità che sopravvive dietro gli sguardi e i sorrisi borghesi, di un pianto incessante. Questo è l'anti "2001-Odissea Nello Spazio". 


Da distruttore di generi qual è, dopo aver distrutto il musical (Dancer In The Dark), il teatro (Dogville, Manderlay), la commedia (Il Grande Capo) e l'horror (Antichrist), il regista danese sfrutta il catastrofico per delineare ritratti catastrofici di gente sull'orlo del fallimento individuale. Attivi nella vita, passivi nell'essenza. 


Il pianeta si avvicina, mentre il mondo cade già a pezzi. Non serve una catastrofe improvvisa e distruttiva per mostrare il lato fragile degli esseri umani. Crollano le relazioni umane, crollano i valori, crollano le comunicazioni quando la morte si avvicina, aprendo il sipario sulla nostra ipocrisia. 


Cast eccellente, tra cui spicca, ancora una volta, una straordinaria Charlotte Gainsbourg, molto più espressiva ed empatica di una comunque bravissima Kirsten Dunst, che ha il talento del fascino ammaliatore.


Lei, nuda, sotto la luna si bagna di speranza.
Lei, con l'abito da sposa, improvvisamente Ofelia. Suicida dell'anima. 


E vi prego, finiamola con il suo discorso su Hitler. Per quanto di cattivo gusto sia stato, qui si parla di cinema. Un cinema puro, crudele e spietato, destinato a trivellarvi l'anima con i suoi silenzi alternati a grida maligne, a momenti di bellezza inarrivabile (i primi dieci minuti, indimenticabili). 


Non c'è redenzione in questo cinema. C'è solo la possibilità di cambiare, per spalancare gli occhi.  E Charlotte, con il bambino sotto un'incessante grandine,  che, come le ghiande di "Antichrist" sono "il pianto di tutto ciò che sta per morire", è indimenticabile. Scostante, insolublimente freddo e permeabile, "Melancholia" vi distrugge: un film sulla vita, più che sulla morte. Anche se, guardandolo, irrimediabilmente, si muore un po' dentro.  E per scappare, non basta una grotta. 


Cinema senza pietà, come la vita vera.  


E se non piangete sul finale, siete senza cuore. 


IL MIO VOTO: 10.0 















Trailer:




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