mercoledì 14 settembre 2011

Cold Fish


Cold Fish
Giappone, 2010. Di Sion Sono. Con Asuka Kurosawa, Denden, Mitsuru Fukikoshi. Genere: Drammatico/Grottesco/Thriller/Horror. Durata: 147'

"La vita è dolore".

Cold fish. Ovvero: nichilismo puro. 

Solo in Giappone, ormai, è possibile certo cinema, e solo in una ristretta cerchia di autori, tra cui non sembra più farne parte nemmeno il mostro sacro Takashi  Miike, troppo normalizzatosi nel corso degli anni. Ma Sion Sono, vivo e vegeto, non ha più paura di osare e di spingere a fondo. Perchè "Cold Fish" è cinema libero, liberatorio, fottut.amente esente da ogni vincolo e ostacolo. Cinema vivo, perchè in grado di potersi esprimere come meglio crede, capace di gridare e distruggere/distruggersi.

Dopo il divertentissimo "Love Exposure", eccone la potenziale e infernale parodia, un "Hate Exposure" di annegamenti nella follia, di crollo degli ideali e della morale e di riscoperta filosofica di sé stessi. Tutto l'odio che ne nasce è solo autoesorcismo, dove la morte diventa improvvisamente un assurdo atto d'amore, una libido spassionata per ricongiungersi nel trovare la vita (emblematico il disperato, lunghissimo, amplesso nel sangue), per sapere di esistere. L'unico modo per sapere di esistere è l'eterno connubio di eros e thanathos, il piacere legato al dolore di vivere (ed è la chiave la meravigliosa quanto disturbante scena di sesso violento sulla macchina, dove improvvisamente emerge il lato omicida del timido protagonista). 

Messo a nudo il disperato cerchio infernale dietro gli allegri volti finto-broghesi, il film impenna e diventa maligno. Nulla a che vedere con la parte iniziale, dove sembra di stare di fronte ad un dramma familiare: "Cold Fish" diventa uno strabiliante horror dell'anima. 

Cade la famiglia, cade la società, cade l'individuo umano. Nulla ha più senso nel cinema di Sion Sono. Guardando "Cold Fish" si muore dentro lentamente, si scopre gli angoli più bui e sporchi della propria anima. Non c'è redenzione in questo film, che soffoca gli spiragli di luce del precedente "Love Exposure" per sputare su tutto e tutti. 

Nonostante l'imperfezione di un film che non raggiunge i punti più alti del maestro, resta impresso, e Asuka Kurosawa, l'ex sensuale protagonista di "Snake Of June", bastar.dissima, ricoperta di sangue e isterica nelle sue risate, diventa indimenticabile come panico inconscio.  Inquietantemente tratto da una storia vera.

IL MIO VOTO: 9.5






Trailer:




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