lunedì 5 settembre 2011

I Like You...I Like You Very Much





I Like You... I Like You Very Much
Giappone, 1994. Di Hiroyuki Oki. Con Chano, Hisanori Kitakaze, Naoya Matsumae, Kazufumi Nishimoto, Hiroyuki Oki, Kazunori Shibuya, Tomoko Taka, Yôji Tanaka. Genere: Drammatico. Durata: 58'

You vive con un compagno di classe gay, con il quale ha una relazione puramente sessuale. Un giorno, però, incontra per caso un ragazzo affascinante, al quale, con il dovuto coraggio sussurra "I like you...I like you very much". Nonostante l'insistenza con cui You corteggia il nuovo arrivato, l'altro non ci sta: è etero ed è felicemente fidanzato. Alle continue richieste, però, cede ed inizia un triangolo amoroso teso e soffocante: Shin, il ragazzo di You è sempre più geloso, ma accetta la sua apertura nella coppia, mentre il terzo incomodo comincia a porsi domande sulla sua vera natura sessuale. 

Questo piccolo film, realizzato dal regista di film d'avanguardia Hiroyuki Oki, qui anche attore, fa parte di una piccola schiera di film pinku a tematica omosessuale, sia lesbica che gay, a cavallo tra gli anni '80 e i '90 e a cui partecipò anche il grandissimo padrino del cinema estremo Hisayasu Sato, con un piccolo capolavoro come "Muscle". "I Like You...I Like You Very Much", però, cambia rotta.

Nonostante la presenza di sequenze più o meno esplicite (anche se molto più soffuse di altri film giapponesi dell'epoca), Oki rifiuta sia l'estremismo provocatorio e spiazzante di Sato e il machismo di un Genji Nakamura, nella serie con un "Beautiful Mystery" noiosissimo e brutto, ma dala grande importanza politica (il film è stato girato per critica sociale e come parodia dell'arte del seppuku). Qui il clima è più plumbeo e rarefatto, quanto aggressivo e urbano (sembra quasi un film "grunge", girato con telecamere a spalla e con una fotografia poco pulita) e riesce a scatenare emozioni alla perfezione, che sono dolenti, disperate, effimere.

Perchè questo è un film dannatamente sincero ed avvolgente, un mediometraggio che colpisce per un'ironia di fondo sui rapporti interpersonali e sull'incomunicabilità (inevitabile non citare la frase più ripetuta in assoluto nell'intero film, il titolo, considerando che i dialoghi sono davvero pochi), da far riflettere con profondità.

Enigmatico il potentissimo finale, che con un colpo di poesia quasi cinica chiude il cerchio. La riscoperta dell'amore, il sesso come puro movimento meccanico e feroce. Un concitato dramma che non ha paura di buttarla sul comico in più momenti (emblematica la scena in cui You continua a ripetere la frase del tipo, mentre una ragazza che gli è seduta da parte è convinta che sia un modo molto discreto per sedurla), per poi colpire lo stomaco con delicatezza e scaltrezza.

Buona la regia, buone le performance. In un cast di sconosciute meteore, spunta però, il grandissimo Yôji Tanaka, star del cinema giapponese vista in quasi 200 film, tra cui "The Grudge", "Kill Bill Vol.1", "Last Life In The Universe" e "Zebraman", qui giovanissimo e agli esordi.

Un film inaspettatamente bello, che consiglio però a chi non ha pregiudizi e chi non ha paura dell'amore come cruda, crudissima sofferenza.

IL MIO VOTO: 7.5

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