lunedì 5 settembre 2011

Fetish


Fetish
Corea Del Sud, 2008. Di Soopum Sohn. Con Song Hye-Jyo, Arno Frish, Athena Currey, Rob Yang, Jun Kyoto Lu, Clarissa Park. Genere: Drammatico/Thriller. Durata: 84'

Julie è una ragazza coreana che si trasferisce negli Stati Uniti con il marito. Julie è una ragazza bionda americana che diventa la vicina della Julie coreana, ed è sposata con John, un uomo che sembra amarla alla follia. Dopo una festa a base di eccessi, il marito della Julie coreana muore di overdose e ha inizio un periodo di tetra ambiguità, che legherà i tre personaggi. Le due donne, vorrebbero, infatti, essere l'altra e viceversa,e nonostante la celata diffidenza, tra le due ha inizio un'amicizia perversa e ambigua, che porterà a conseguenze tragiche.

Le sorprese più belle arrivano da chi non te lo aspetti. Che aspettative poteva dare un filmetto di 84 minuti sulla rivalità femminile, chiamato "Fetish"? Poteva lasciar presagire qualunque cosa, tranne che un film artistico. E, invece, l'esordiente Sohn, reduce dal Festival Di Cannes con il corto "The Fish Is Not Thirsty", riesce già a tirar fuori le unghie con un film che è un gioco di specchi, un continuo alzarsi e distruggersi di immagini e di sensazioni, che porta prima al caos e poi allo sbigottiento.

"Fetish" è un film piccolo, molto piccolo, girato con due soldi e in forma totalmente indipendente, eppure è ferocissimo, in grado di inquietare con la sola inquietudine dei lunghi, lunghissimi silenzi che intercorrono tra i tre personaggi, vittime della tensione della loro incomunicabilità e del loro desiderio di odio e morte. "Fetish" è un dramma della vita, ma anche un thriller spirituale, che esplode dopo un'ora dalla funzione preparatoria e diventa improvvisamente uno scomposto caleidoscopio, dove le identità si confondono e si disperdono, per poi scomparire del tutto.

E ciò che ne esce è un film, di certo non privo di difetti (uno di questi, l'indecente recitazione. L'unica che se la cavicchia è la bellissima Song Hye-Kyo , guarda caso l'unica professionista, già vista in "My Girl And I", nonostante anche Athena Currey sia una bellezza mozzafiato), ma che riesce per un attimo ad essere qualcosa di veramente impressionante, un fulmine a ciel sereno, anche quando la trama che pare contorta, è in realtà più lineare e palese del previsto.

Resta l'angoscia che esplode in ogni fotogramma, con uno splendido uso dello sfuocato ed immagini che rimangono impresse (il cadavere nello sgabuzzino, le due Julie vestite in modo identico che si guardano allo specchio), metafore sul desiderio sessuale (la mela sbucciata, il rossetto come tramite dello scambio di identità, ma anche dell'uomo) e un finale sottilissimo e prevedibile solo all'apparenza: in realtà è il sarcastico colpo di coda di un regista che ha molto da dire.

Da vedere.

IL MIO VOTO: 8.0







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