lunedì 5 settembre 2011

Amphetamine



Amphetamine
Hong Kong, 2010. Di Scud. Con Byron Pang, Tom Price, Winnie Leung, Linda So, Simon Tam. Genere: Drammatico. Durata: 96'


Il buio, la disperazione, la depravazione, una Hong Kong sporca e senza redenzione, dove si ama solo perchè conviene farlo, per scappare dalla propria tristezza. E poi il fumo delle sigarette, adottato con metodo catartico, il simbolo di una tristezza che unisce. Magnifico, magnetico il lunghissimo finale sott'acqua, non una parola, musicale, falsamente speranzoso.

Film imperfetto perchè gode di quell'irrequietezza, quell'ingordigia tutta cantonese per il dire più di quanto concesso: efferato nei tagli, ambiguo nella messa in scena, è comunque un grande film ricco di una poesia perversa che in più di un punto ricorda il Wong Kar-Wai primo periodo. é violento e delicato, violento nelle scene di sesso (sia etero che gay), spesso tendenti alla pornografia, delicato nel suo descrivere la desolazione dei personaggi, che trovano nel corpo e nella droga un'unica consolazione, dove persino lo splendido finale diventa una cinica e silenziosa accusa alla desolazione umana.

Non affibbiategli diminutivi del tipo "film queer" o "gay-themed": Scud riesce ad evitare la retorica tipica di molti film che trattano il tema, sottolineandone l'ambiguità di ogni personaggio: Nessuno è etero, ma nessuno è gay.



Come la città, dove la crisi economica incombente diventa un'ossessione, dove è importante apparire (Kafka è ossessionato dall'idea di indossare un abito, nonostante non lavori in ufficio), dove si deve comprare (l'auto come status symbol), dove SI DEVE soddisfare il proprio impulso sessuale, senza considerare il con chi: è pura ambiguità, dove è impossibile agire senza esserne feriti. Importanti i simbolismi, diffusi in tutto il film, come la fotografia come presagio, l'obiettivo che riprende la vita quotidiana delle persone che si amano (Kafka si arrampica su un albero per scattare fotografie a Daniel, a sua insaputa) e il cuore, che viene rappresentato di ghiaccio, come l'Antartide, che Kafka vorrebbe visitare, e come anche l'anfetamina, chiamata tra i due proprio come "ghiaccio". Bellezza e distruzione.

Pessimista ed etereo, con un'ossessione vera e propria per l'acqua che diventa climax: la doccia, la pioggia incessante, l'appartamento allagato e, infine, la discesa nel mare (gli inferi), dove gli amanti sommersi finalmente possono amarsi e amare. Nella droga? Nella città? Nel sogno? Non importa. Si possono amare, dove Hong Kong diventa l'antartide all'improvviso, dove diventa la speranza. Magnifico. 



IL MIO VOTO: 9.5







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