domenica 27 novembre 2011

My Blueberry Nights



My Blueberry Nights
USA/Hong Kong, 2007. Di Wong Kar-Wai. Con Norah Jones, Natalie Portman, Jude Law. Genere: Drammatico/Romantico. Durata: 97' 


Passo falso per il geniale regista hongkongese, che nel post-In The Mood For Love si è afflosciato su se stesso, esibendo un'eleganza che se poteva funzionare (2046, La Mano), qui affonda nel manierismo più stentato e irriconoscibile. Un film che è una trasferta, sia nel senso più letterale del termine che a livello narrativo: un continuo peregrinare negli Stati Uniti, con elaborazione del lutto e con temi cari a Wong (la distanza, l'amore, i rapporti interpersonali, la solitudine), senza mai riuscire a scavare a fondo.

Nonostante la bellezza formale delle immagini (indimenticabile e splendida è, però, la scena del fantomatico bacio, a fine film), l'eccellente prova recitativa dell'intero cast e una musica invidiabile, il film non riesce a reggere più di tanto, scivolando addosso allo spettatore senza lasciar traccia. Manca l'incredibile visionarietà del Wong Kar-Wai del passato, quello che con "Happy Together", "Angeli Perduti" e "Hong Kong Express" riusciva a descrivere universi unici, contemporaneamente lontani e vicini, e per questo destinati ad essere indelebili.



Manca la forza, la genialità e l'estro. E tutto si risolve nell'ennesimo film d'amore americaneggiante. Molto meglio di altri film analoghi, ma il risultato è deludente e apatico, nonostante i colori caldi e le ambientazioni zuccherine, che possono ricordare una versione più lenta e meno dinamica delle luci al neon di "Hong Kong Express", unico richiamo a quel geniale autore che fu. In Italia, distribuito con l'orrido titolo "Un Bacio Romantico". 


IL MIO VOTO: 5.0








Eighteen



Eighteen
Corea Del Sud, 2009. Di Jang Kun-Jae. Con Seo Joon-Yeong, Lee Min-Ji, Han Ha, Choi Hyeon-Sook, Choi Hyo-Sang, Kwon Hyeok- Poong. Genere: Drammatico. Durata: 96'


Due diciottenni si amano alla follia. Per il loro anniversario decidono di programmare, durante le vacanze invernali, una gita all'oceano solo per loro due. Al rientro, però, dovranno scontrarsi con i genitori che, sconvolti dal fatto che abbiano passato le loro giornate da soli, trascurando lo studio, impediscono loro di rivedersi fino all'uscita dal liceo. Accettano, ma lui continua a tampinare lei di nascosto, chiedendole di continuare la loro storia in segreto. Lei, che non vuole disobbedire ai genitori, è titubante e il loro rapporto s'incrina...

Livido, semplice e morbosissimo ritratto adolescenziale, finalmente verosomigliante, esente da qualsiasi squallido stereotipo, è un film splendido, diretto con efficacia e interpretato con convinzione iperrealistica. "Eighteen" è un film scritto benissimo, che scorre continuando a ferire e cicatrizzare, in uno stile che si avvicina molto al dogma95 e al cinema dei Dardenne, ma che viene riletto e rielaborato secondo l'estro artistico di questa nuova promessa del cinema coreano.

Psicologicamente violento, si srotola e snocciola le possibili distruzioni familiari alla Thomas Vinterberg per sdoganarsi in una parte finale mai così toccante, mai così oltre misura, mai così poetica senza forzature, che resta marchiata sulla carne, senza redenzione. è un viaggio limpido, cristallino, sofferto ai massimi livelli e che non raggiunge mai alcuna vetta di prevedibilità. Un dramma sincero e spiazzante, come solo in Asia sanno fare, e con un finale che rimane impresso nel cervello e non lascia scampo, senza mai finire nel melò o nel romanticume di serie z.

Un film imperdibile, realizzato per passione e con nessun (o molto basso) budget, ha vinto diversi premi in vari festival internazionali e si è fatto notare dalla critica come un esordio fulminante. Un vero e proprio gioiello da non perdere e una ventata d'aria fresca nel cinema coreano, ormai (salvo diverse eccezioni) voltato ad un cinema più spettacolarizzato e hollywoodiano.



IL MIO VOTO: 9.5











sabato 26 novembre 2011

Gomorra



Gomorra
Italia, 2008. Di Matteo Garrone. Con Toni Servillo, Gianfelice Imparato, Maria Nazionale, Carmine Paternoster, Gigio Morra, Salvatore Abruzzese, Salvatore Cantalupo, Ciro Petrone, Marco Petrone. Genere: Drammatico. Durata: 132' 


Definire quest'opera così complessa un documentario è riduttivo e superficiale, nonché fuori luogo, nonostante la ricerca dell'iperrealismo in contrasto con la rottura voluta tra spettatore e personaggi, costringendo chi vede alla miopia perchè mai potrà capire la realtà rappresentata. Lo strazio di un dramma si concretizza con una telecamera che pare spiare i suoi personaggi, terribilmente incapaci di ragionare sul futuro, miopi nelle loro azioni e massacrati dal senso del denaro prima della dignità.

Più che un film sulla mafia, "Gomorra" è una riflessione sulla fragilità umana, senza scene madri, senza spettacolarizzazioni, snocciolate nella loro essenza, dove le morti sono fulminee, ad opera di mani invisibili e colpi di pistola freddissimi, veloci, senza pietà. Un film che pare una discesa in un ascensore strapieno di gente, soffocante, eppure persino naif nei suoi dialoghi che paiono quasi improvvisati, realizzati alla perfezione per concretizzare meglio una realtà che si sposa con una regia mai così riuscita, mai così elegante, mai così indovinata.

Nessun attore professionista (a parte Toni Servillo), scelta di musiche volutamente kitsch sia per rendere maggiore realismo che per creare un contrasto tra la gioia del neomelodico napoletano e la brutale violenza (anche psicologica) con cui va avanti la vicenda. Da non perdere.

Finale sospeso che mette i brividi.



IL MIO VOTO: 8.5




















venerdì 25 novembre 2011

Freaks



Freaks
USA, 1932. Di Tod Browning. Con Wallace Ford, Henry Victor, Olga Baclanova, Daisy Earles, Daisy Hilton, Rose Dione, Roscoe Ates, Leila Hyams. Genere: Drammatico/Grottesco. Durata: 62'


Lo sviluppo molto lineare di un dramma d'autore che diventa improvvisamente horror e sfocia in un finale di grottesca comicità non nuoce alla profondità psicologica con cui Browning tratteggia questa sua amarissima visione sull'ipocrisia umana, concretizzando il lato perverso e disperato di "normali" e "diversi", con continui e meravigliosi cambi di psicologia, comunque inerenti alla natura del personaggio e incredibilmente verosomiglianti.

Può essere scandalosa come geniale l'idea di usare vere persone deformate per incarnare i "freaks", ma ha il suo impatto nel generare le prevedibilissime reazioni ipocrite e retoriche di un pubblico di bocca buona, che condanna l'introduzione nell'arte dei "diversi", ma non esitano a deriderli o evitarli nella vita privata.

Browning è abile nel suo miscelare in modo concitato e avvolgente la narrazione, scatenando un forte coinvolgimento emotivo da parte dello spettatore, che per i personaggi non prova la classica compassione dovuta alla mole di sfighe che spesso abbonda nel cinema hollywoodiano: è psicologia cristallina, spesso perfetta e tremendamente poetica (le gemelle siamesi, soprattutto nella splendida scena dove una delle due bacia l'uomo che ama e l'altra sente la passione del bacio), che riesce ad elevare il film a più che un semplice divertissement: è un'occasione per riflettere, ma finalmente non è banale e riesce a sconvolgere. Browning ci riusciva nel 1932, con il suo cinema incredibilmente fuori dal tempo, onesto e che non ci si lava più di dosso.



IL MIO VOTO: 9.0
















domenica 20 novembre 2011

Bedevilled



Bedevilled
Corea Del Sud, 2010. Di Jang Cheol-soo. Con Young-hee Seo, Sung-won Ji, Yeong-hie Seo, Seong-Won Ji, Jeong-hak Park. Genere: Horror/Drammatico. Durata: 118'. 

Hae-Won lavora in una banca e conduce una vita di stress quotidiano, dapprima litiga con una collega che ha concesso una proroga ad un'anziana che non paga le tasse e poi il capo la obbliga a prendersi un periodo di pausa.
Lei accetta e torna nell'isola della sua infanzia, dove ritrova la sua amica di un tempo, che mai abbandonò l'isola e che vive ogni giorno tra violenze e incubi. Hae-Won scopre, infatti, quanto i rapporti umani nell'isola siano inquietanti e, pian piano, avverte il presagio di una sanguinaria vendetta...


Caduta libera per l'inferno.

E non è l'inferno di Raimi, sebbene la prima scena sembri arrivare da "Drag Me To Hell". "Bedevilled" è un horror dell'anima che rifiuta totalmente ogni sciocco e inguardabile effettaccio digitale, preferendo addentrarsi nell'oscurità che impera nella mente umana e nel suo modo di agire.
Hae-Won è una donna spietata, così come lo è l'Alison di "Drag Me To Hell": punta al proprio successo, disprezzando gli altri ed è per questo, per trovare un equilibrio con se stessa che decide di tornare da dov'è venuta: una misteriosa isola da dove pochissimi hanno deciso di andarsene.
E nonostante la patina di bellezza del paesaggio marino e della cordialità dei compaesani, la donna si rende ben presto conto che c'è più da temere.

E ha inizio un vero e proprio inferno ,dapprima psicologico (il lutto, il pianto, il desiderio, la violenza domestica) e poi fisico, con una vera e propria strage che divora corpi, realizzando una straordinaria descrizione psichica dei personaggi, che non sono i vuoti maniaci o le stolte prede degli slasher americani, ma persone verosimili con dolori, speranze, rimpianti, felicità.

Non a caso il film, apparte nelle scene sanguinolente (disturbante la scena in cui Hae-won si difende con il flauto, che suonava da piccola) e nell'ultima mezz'ora al cardiopalma, gioca poco con il gusto dell'horror, mettendo in scena un vero e proprio teatro neorealista che dimostra la stoltezza del borgo, la differenza con la città e il suo progresso.
Illuminante, infatti, è la scena in cui la donna sorprende il marito a provarci con Hae-won addormentata, e gli viene detto che "alle donne di Seoul non avrebbe fatto piacere".

La giovane regista esordiente, aiutoregista di Kim Ki-Duk, non si risparmia niente ed inchioda tanti tabù, per spingere verso lo spettatore sterzanti pugni nello stomaco, prima di sprofondare in una parte finale così intensa da non potere non commuovere.

Un meraviglioso horror psicologico che conferma la vitalità del nuovo cinema coreano, interpretato alla perfezione da un duo di attrici (si, perchè il film è palesemente femminile e femminista) da mettere i brividi. Imperdibile.

Finale che chiaramente richiama "L'Isola" di Kim Ki-Duk.

IL MIO VOTO: 9.5