Kinetta
Grecia, 2005. Di Yorgos Lanthimos. Con Evangelia Randou, Aris Servetalis, Kostas Xikominos. Genere: Drammatico. Durata: 99'
Dopo essere stato folgorato dal capolavoro "Dogtooth", ho deciso di visionare anche il controverso "Kinetta", amato e odiato film totalmente anti-narrativo e puramente suggestivo. Meglio così.
In un'epoca in cui il cinema è rumore ed effettaccio, Lanthimos riesce a costruire l'anima dei suoi tre personaggi solamente attraverso la forza delle immagini. Dialoghi quasi assenti per tre vivi morenti che si esprimono a gesti, perchè non c'è dialogo più grande di uno sguardo. Gli stupri messi in scena e poi riepilogati, perfezionati diventano sempre più deliranti, pur mai raggiungendo vette di cinema grottesco e sanguigno come "Kynodontas" . Là dove ci sarà l'azione, qui manca totalmente e, anche una trama apparentemente interessante e d'exploitation viene completamente svuotata per mettere in scena la vita, pura e cruda.
I personaggi vivono in un mondo reale, triste e grigio, dove non esiste musica extradiegetica, dove non esiste l'adrenalina, dove manca uno sceneggiatore che possa portare una svolta alla mediocrità. Il rifugio è il cinema? Arte nobile che da possibilità di essere qualcun'altro, di scappare e rifugiarsi. "Kinetta" è cinema nel cinema, nel cinema, nel cinema, è una scatola cinese fatta di silenzi e sospensioni, di attese mai smorzate e di sospiri che fanno tremare.
é un film lento "Kinetta", ma non annoia mai, proprio per questo: Se si entra nel mood, è impossibile non entrare in empatia con dei personaggi che fanno di tutto pur di non fare che lo spettatore possa comprenderli.
Rivoluzionario in questo senso, sebbene sia un'idea già sperimentata in passato: "Kinetta" parla di cinema, ma paradossalmente è l'anti-cinema. è vita.
Logico, quindi, che ci siano contestatori. Troppo triste guardare vite noiose altrui quando la propria è già abbastanza noiosa. Punto. E questa frase dovrebbe già illuminare, perchè il cinema di Lanthimos è questo: è l'ostentare ossessivo e compulsivo per lo spettatore di guardarsi dentro. E capire che tra lui e i personaggi fasullamente psicopatici di "Kinetta" non c'è alcuna differenza. Il finale, per nulla chiarificatore, ma sospeso e sorprendentemente narrativo, nonostante l'assenza di un messaggio esprime che non esistono colpi di scena, quando ci si abbandona nel corpo di un altro. Bellissimo.
IL MIO VOTO: 8.5
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