Il Cigno Nero
USA, 2010. Di Darren Aronofsky. Con Natalie Portman, Mila Kunis, Vincent Cassel, Barbara Hershey, Winona Ryder, Ksenia Solo, Sergio Torrado,Kristina Anapau, Tina Sloan. Genere: Drammatico/Thriller. Durata: 108'
Se scrivo di questo film in questo spazio, legato prevalentemente a cinema di un certo spessore, è per un'opera di bene. Sono tanti, infatti, coloro che esaltano questo film senza giustificarlo, forse perchè dietro alla bellezza innegabile di una Natalie Portman in stato di grazia, se n'è creato il culto. Forse perchè dietro alla macchina da presa c'è un mostro (sacro?) come Aronofsky. Boh. Fatto sta che è un film che, la gran parte della gente, adora. E io mi chiedo ancora il perchè.
Scritto malissimo, con personaggi stereotipati (l'anoressica complessata, l'insegnante sexy e porco, l'amica troiona, la madre cattiva, la psicopatica...), seppur ben interpretati da ottimi attori, "Il Cigno Nero" è un orrido plagio ad almeno ventimila film: da cult indimenticabili come "La Mosca" di Cronenberg, ad altri meno conosciuti come l'horror coreano "Wishing Stairs", del 2003, ovvero di sette anni prima l'uscita di quest'aborto.
E ora direte, figurati se hanno copiato da un horror coreano! Ebbene. Tolti i fantasmi, la trama è identica: c'è il problema dell'anoressia, c'è l'amica troiona, c'è il rapporto lesbico tra le due protagoniste, c'è uno spettacolo di balletto classico, c'è l'amicizia che si spezza e c'è, persino, l'ossessione ripugnante per le unghie rotte. Ve lo dico io. Plagio. E venuto male: la scena lesbo è una delle scene erotiche meno eccitanti che abbia mai visto. Girata malissimo, senza estro, con due attrici che sembrano scannarsi, più che farsi.
Un fallimento anche la scena nel club notturno, che rientra negli orrendi topos di molto cinema americano, tra ninfe-troiette e maschioni che vogliono farsele. Per non parlare di bruttissimi effetti speciali orrendamente digitalizzati.
Si è parlato di introspezione psicologica, ma io non l'ho vista proprio.La sceneggiatura parte con il pilota automatico, senza mai destare interesse, e dipinge personaggi già visti in altri film. E lo stesso regista sembra essersi addormentato dietro la macchina da presa, vista la pochezza della sua regia, totalmente anonima e diversa, da quello che era un ottimo esordio come "Pi Greco- Il Teorema Del Delirio".
Infine, salverei solo il finale, ma è poca, pochissima cosa.
E potrei affermare che, la maggior parte della gente, quando c'è una moda, non rischia ad andarci contro.
IL MIO VOTO: 2.0 (e sono pure buono)
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