Jules E Jim
Francia, 1962. Di François Truffaut. Con Jeanne Moreau, Vanna Urbino, Boris Bassiak, Oskar Werner, Henri Serre, Sabine Haudepin. Genere: Drammatico. Durata: 108'
La sfida di Truffaut stava nel tradurre i linguaggi della splendida nouvelle vague francese in un soggetto ambientato in un passato non remoto, ma quasi, per l'enorme quantità di avvenimenti accaduti nel mentre, riuscendo ad amalgamare sia certe suggestioni di un cinema datato (il montaggio, che a tratti ricorda il cinema muto), che le nuove teorie del cinema francese d'autore, dimostrando di Truffaut uno stile inconfondibile, un tocco magico in grado di far parlare da sole le sue opere, senza scadere in moralismi o retorica.
Il risultato è splendido. La base di un romanzo viene traslata nel "triangolo amoroso più famoso della storia del cinema". Un triangolo che vive di passione mai mostrata, ma solo suggerita, di una tensione morbosa leggibile solamente nei silenzi e nei gesti. Perchè, nonostante i dialoghi brillanti e serrati (tra cui un'ossessiva voice-off, totalmente narrativa, quasi a ricordarci che stiamo leggendo una sorta di romanzo visivo), "Jules E Jim" è un film che inquadra alla perfezione i sentimenti dei suoi personaggi, comunicandoli non a parole, ma con i piccoli dettagli.
Parlano da soli gli occhi di una magnetica Jeanne Moreau, fulcro dell'intera tragicommedia, attorno ai quali ruotano i due uomini, che si credono migliori, ma che sono solo succubi fantocci indecisi. Il triangolo è descritto con verosomiglianza e passione, raggiungendo vertici quasi inquietanti nelle credenze dei protagonisti di poterlo far sopravvivere anche nelle responsabilità della vita coniugale (il matrimonio, i figli...).
Il cinema di Truffaut è preciso e puntuale, riuscendo a dare ad ogni fotogramma una sfumatura diversa, marcando sia una sottile disperazione (che vira in un finale tragico, quasi pateticizzato nella descrizione delle bare al funerale, come uno spettatore obbligato farebbe durante una cerimonia triste per non annoiarsi), che scottante ironia.
Insomma. Cinema vivo e che non lascia indifferenti. Racconta in contemporanea poco e troppo, come la vita.
Indimenticabile e storica la scena della gara di corsa, dove la donna, fulcro della distruzione dei rapporti interpersonali e della nascita di un amore insieme puro e sporco, è destinata a primeggiare.
Il risultato è splendido. La base di un romanzo viene traslata nel "triangolo amoroso più famoso della storia del cinema". Un triangolo che vive di passione mai mostrata, ma solo suggerita, di una tensione morbosa leggibile solamente nei silenzi e nei gesti. Perchè, nonostante i dialoghi brillanti e serrati (tra cui un'ossessiva voice-off, totalmente narrativa, quasi a ricordarci che stiamo leggendo una sorta di romanzo visivo), "Jules E Jim" è un film che inquadra alla perfezione i sentimenti dei suoi personaggi, comunicandoli non a parole, ma con i piccoli dettagli.
Parlano da soli gli occhi di una magnetica Jeanne Moreau, fulcro dell'intera tragicommedia, attorno ai quali ruotano i due uomini, che si credono migliori, ma che sono solo succubi fantocci indecisi. Il triangolo è descritto con verosomiglianza e passione, raggiungendo vertici quasi inquietanti nelle credenze dei protagonisti di poterlo far sopravvivere anche nelle responsabilità della vita coniugale (il matrimonio, i figli...).
Il cinema di Truffaut è preciso e puntuale, riuscendo a dare ad ogni fotogramma una sfumatura diversa, marcando sia una sottile disperazione (che vira in un finale tragico, quasi pateticizzato nella descrizione delle bare al funerale, come uno spettatore obbligato farebbe durante una cerimonia triste per non annoiarsi), che scottante ironia.
Insomma. Cinema vivo e che non lascia indifferenti. Racconta in contemporanea poco e troppo, come la vita.
Indimenticabile e storica la scena della gara di corsa, dove la donna, fulcro della distruzione dei rapporti interpersonali e della nascita di un amore insieme puro e sporco, è destinata a primeggiare.
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