Imagine
Giappone, 2004. DI Hiroki Narimiya. Con Hiroki Narimiya. Genere: Sperimentale. Durata: 45'
Un ragazzo e il suo sogno di volare. Prova a costruire delle ali meccaniche, ma forse non serviranno. Cerca di farlo attraverso l'immaginazione, la riscoperta dell'infanzia e l'arte. E forse ce la fa. Ma quanto lontano può andare?
Cosa frulli nella testa di Narimiya, solo lui lo sa. Attore apprezzatissimo dalle giovani giapponesi e dalle doramiste di tutto il mondo, talentuoso ma con quel suo stile da idol acchiappapubblico che, spesso, è fonte di impulsi omicidi. Lui solo sa cosa lo abbia spinto a realizzare un film come "Imagine", di cui è anche regista e sceneggiatore. Inaspettatamente, un film che di commerciale non ha assolutamente nulla. Un film che pare più una videoinstallazione e che, incredibilmente, si rivela davvero splendido.
Al di là di certe parentesi visive un po' ingenue, ma perdonabili, questo mediometraggio è un tuffo a capofitto nell'individualità propria del suo autore e, per questo, non pienamente comprensibile da tutto il pubblico. Un elogio all'arte che vive di immagini pure, cristalline e diverse tecniche di ripresa, riuscendo ogni volta ad essere goduriosamente genuino. Il suo lavoro può sembrare pretestuoso e, forse, è per questo che dividerà in due il pubblico. è un film che o si ama, o si odia, completamente esente da narrazione e dialoghi (salvo la frase finale, che è chiave di volta dell'intero film), che riesce ad infondere quella ricerca di purezza e redenzione che lo stesso personaggio cerca nell'intero minutaggio.
Un film che riesce a destabilizzare, grazie a trovate visive e teoriche geniali (la scena della vasca piena di acqua sporca, emblema del battesimo nella sporcizia).
"Imagine" non raggiunge mai le vette del capolavoro o quel maledettismo che, forse, gli sarebbe convenuto (i momenti di brividi visivi si raggiungono, infatti, nelle riprese notturne ad infrarossi), per il suo compiacimento palpabile, eppure riesce a colpire. Perchè è un'opera che impacchetta il lato bambinesco del suo autore, per esorcizzarlo e continuare a vivere.
Un elogio ad arte e vita che, volenti o nolenti, rimane impresso. Di certo è un film che si può spiegare ad immagini e non a parole. Tanto vale sbarrare, per una volta quegli occhi e non essere spettatori passivi, che magari, una volta tanto, ci si può anche immedesimare in quella ricerca disperata dell'innocenza. Veramente bello.
IL MIO VOTO: 8.0
Scene:
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