martedì 13 settembre 2011

Gushing Prayer



Gushing Prayer
Giappone, 1971. Di Masao Adachi. Con Ten Sasaki, Hiroshi Saito, Kim Makiko, Kahoru Miya, Masaaki Hiraoka, Michio Akiyama, Yuji Aoki. Genere: Drammatico. Durata: 72'


Il cinema è lotta. Rivoluzione. Masao Adachi mette in scena, in solo 72 minuti, il crollo di ogni ideale, il puro nichilismo per reagire alla scomoda realtà sociale post- '68 (e ricordiamo che in Giappone la rivolta studentesca è scoppiata prima che in Occidente ed è durata più a lungo) in Giappone, soprattutto tra i giovani. Il malessere, la ricerca di un'identità perduta, legata anche alla sconfitta con gli Stati Uniti, destinando la perdità di ogni orientamento, di ogni nazionalità, di ogni patriottismo.

Adachi esprime il dolore nipponico in una ragazzina di quindici anni che, con i ragazzi della sua compagnia, cerca una risposta all'apatia nella carnalità. Ed è erotismo libero, con il tentativo di far crollare un mondo basato sui soldi, dove anche il sesso diventa business. Ma non è libertà: severe regole vengono imposte al gruppo e quando Yasuko, innamorata del suo professore si concede a lui, trascinando insicurezze, responsabilità, e finendo nell'autodistruzione (è il Giappone?). Yasuko è bella, ingenua e agisce, dopotutto con i suoi auspici (per questo il film viene considerato da molti come "Uno dei pochi pinku femministi"), prendendo una decisione importante che riporta un altro elemento centrale, un tema ricorrente: la paura di crescere, il rifiuto di corrompersi, di entrare nella pura mediocrità.

E c'è il tema del suicidio, piaga anche del Giappone contemporaneo, trattato con l'assoluto rifiuto di ogni tabù. Tutto avviene secondo un preciso schema, quasi fosse una conseguenza naturale. Così come nelle relazioni di Yasuko, dove lei è un pezzo di marmo, sotto gli sguardi degli amici, altrettanto annoiati, emerge lo sguardo terribile e ironico di un regista controverso, che abbandonerà il cinema per combattere in Palestina per ben vent'anni.

Alta l'influenza dell'amico Wakamatsu: sbalzi da bianco e nero a colore nelle scene più intense, scelte monocromatiche (rosso, blu), musica acustica che coinvolge. Il film è uno splendido e disperato ritratto di ciò che avveniva in quegli anni nel Sol Levante, eloquenti le continue scene girate sulle auto della polizia, sui poliziotti che controllano, le manifestazioni, gli alberghi, le case vuote.

Un film spiazzante e crudo dove Adachi, con un budget ridicolo, attori non poi così eccezionali e 72 minuti, grida, struggendo.

Il cinema è lotta. Battaglia.



IL MIO VOTO: 9.0









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