Dogtooth
(A.k.a. Canine, Kynodontas)
Grecia, 2009. Di Yorgos Lanthimos. Con Michelle Valley, Mary Tsoni, Aggeliki Papoulia, Hristos Passalis, Christos Stergioglou, Anna Kalaitzidou. Genere: Drammatico/Grottesco. Durata: 98'
"Quando un figlio abbandona la famiglia e si scontra con il mondo?"
"Quando gli cade il canino..."
"Quando gli cade il canino..."
"Già...solo allora, il tuo corpo sarà pronto al dolore."
Quando il cinema riesce a raccontare i lati più inquietanti, profondi e impalpabili dell'animo umano, può diventare devastante e straordinario. Persino Mussolini era conscio di quanto il cinema potesse essere la più grande arma esistente. E da "Dogtooth", opera seconda di questo straordinario e indecifrabile regista greco, emergono suggestioni devastanti, pronte a sconvolgere.
Perchè è un film sconvolgente, non tanto per ciò che mostra, ma quanto per il suo continuare a costruire i suoi personaggi attraverso azioni apparentemente ingiustificabili, svelandone pian piano un'anima deviata da una situazione familiare senza controllo. "Dogtooth" disegna, con grazia e violenza, il quadro familiare più devastante che il cinema occidentale abbia messo in scena (in Oriente, invece, mi viene in mente la famiglia distrutta di un capolavoro low-budget come "Visitor Q" di Takashi Miike). Ma se in Miike, la famiglia perdeva i pezzi perchè "carnevale orribile", dove nessuno si ascolta e ci si accoltella a vicenda, in quest'opera è l'amore a portare il nucleo familiare allo sfascio. I due genitori tengono segregati i figli per proteggerli, convincendoli da subito che al di là della siepe, si nasconde qualcosa di "Orribile".
Ma come sono destinati a crescere dei figli obbligati a nuotare bendati, obbligati a credere che un gattino sia il mostro che ha ucciso il loro fratello? Lanthimos spara nel profondo e mette in scena le più feroci immagini del cinema contemporaneo. Emergono i più viscerali impulsi animali: la necessità, seppur nella deficienza, di soddisfare il desiderio sessuale dei tre ragazzi sfocia subito nell'incesto, eterosessuale e lesbico.
Le pieghe folli che questa deviata "famiglia del mulino bianco" prende nel corso della storia è un vortice di follia insana, che neanche "Inception". Il padre punisce la figlia picchiandola con una videocassetta incollata alla mano e le due figlie, ormai distrutte, cercano di togliersi i canini a vicenda, per dimostrare di essere adulte e scappare.
Le pieghe folli che questa deviata "famiglia del mulino bianco" prende nel corso della storia è un vortice di follia insana, che neanche "Inception". Il padre punisce la figlia picchiandola con una videocassetta incollata alla mano e le due figlie, ormai distrutte, cercano di togliersi i canini a vicenda, per dimostrare di essere adulte e scappare.
E come dimenticarsi di una scena agghiacciante, disperata e, a suo modo, poetica? La splendida Aggeliki Papoulia, ormai stremata, si guarda allo specchio ridendo: "sono adulta". E, imitando Rocky Balboa (quindi, l'infanzia che è durata fin troppo), si spacca i denti con un pesino. Il sangue schizza e lei si sente finalmente libera.
L'amore sfocia nella violenza più disturbante possibile e, improvvisamente, i protagonisti diventano cani. Cani combattivi e oppressi, in gabbia, ma che non rinunciano ad un briciolo di umanità.
Alternando momenti quasi comici, ad altri di un'intensità inarrivabile, Lanthimos confeziona un film meraviglioso, indecifrabile e sensibilissimo. Premiato al Festival Di Cannes nella sezione "Un Certain Regard", eccola qua, la vera e tristemente verosimile, parodia della famiglia.
IL MIO VOTO: 9.5
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