lunedì 10 ottobre 2011

Written



Written
Corea Del Sud, 2007. Di Kim Byeong-wo. Con Lee Jin-seok-I,Kim Bo-yeong, Lee Sang-hyeok, Park Jin-soo, Kim Yeong-hwan, Kim Moo-sin, Ham Jeong-i. Genere: Drammatico/Thriller. Durata: 88'

Cosa si prova quando si è consapevoli del fatto che a scrivere il nostro destino è qualcun'altro? Ne sa qualcosa A, un uomo coreano che si risveglia in una vasca da bagno e privato di un rene. Scoprirà ben presto di non esistere: è, infatti, il personaggio di un film, incarnato da un giovane attore assoldato da un regista perfezionista. A, però, rifiuta la propria non-esistenza e lotta pur di non arrivare a ciò che lo script (la morte) ha previsto per lui. Sarà l'inizio di una violenta lotta alla sopravvivenza tra personaggio e attore, mentre lo stesso film (scritto da una sceneggiatrice che non riesce a portare a termine il lavoro) è messo in pericolo...

Meraviglioso. Era da tempo che non vedevo un thriller così: originale, adrenalinico, diretto alla perfezione e con una sceneggiatura arditissima che punta (riuscendoci) a mozzare il fiato di chi vede. Tutto ha inizio in una vasca da bagno e nonappena il protagonista si chiede "come ci sono finito qui?" lo spettatore crede stupidamente di trovarsi di fronte ad un clone coreano di "Saw": fotografia lugubre, il personaggio si fa domande e gli manca un rene.

Eppure, è solo l'inizio di un incubo che, con fauci affilatissime, affonda nell'attenzione dello spettatore: il protagonista non esiste, ma vuole vivere. Combatte contro un destino già deciso, si ribella al regista e all'attore, rimettendo in discussione il rapporto tutto pirandelliano tra l'attore e il suo personaggio.
"Written" è, quindi, un impenetrabile e imperdibile gioco a scatole cinesi, diretto con una maestria impressionante (incredibile che il regista sia al suo esordio e che questo sia un film totalmente indipendente), dove la regia si tinge di un'avanguardia sorprendente, finendo per essere sì ambiziosa, ma tremendamente affascinante.

E che dire della fotografia? Curatissima, gioca un ruolo fondamentale per dirigere lo spettatore spaesato da una confusione di fondo nella giusta direzione: bianco e nero, colore acceso, colore a morto. Il bianco, il nero. Il bene e il male, rappresentati con grande efficacia nel cambio di scena dello sfondo finale: da bianco al nero (interessante notare anche come l'abito -giacca e pantaloni- dei due protagonisti sia nero, mentre la camicia sia bianca)


E a parte la genialità di una trama stravagante quanto avvincente (aiutata da una scenggiatura solida e intricata), è il cast il portante di emozioni in quello che è uno dei thriller più potenti che mi sia capitato di vedere di recente: per nulla prevedibile, sconcertante, ingegnoso. Un film da non perdere.

IL MIO VOTO: 9.5










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