martedì 6 dicembre 2011

Happy Together



Happy Together
Hong Kong, 1997. Di Wong Kar-Wai. Con Leslie Cheung, Tony Cheung Chiu Wai, Chang Chen, Gregory Dayton. Genere: Drammatico. Durata: 91'

Due ragazzi gay cinesi, Lai e Ho, decidono di viaggiare in Argentina, ma durante il viaggio il loro rapporto s'incrina e li porta verso la separazione. Ho, stanco della situazione, trova lavoro come buttafuori in un tango bar per guadagnare i soldi che lo riporteranno a casa ad Hong Kong, ma Ho che non vuole saperne di lasciarlo torna nella sua vita, rubandogli il passaporto per tornare a casa. Lai, intanto, fa amicizia con Chang, un ragazzo taiwanese, il cui sogno è viaggiare nel paese più a sud del mondo...

Poesia e caos. 
L'enorme cinema anni '90 di Wong Kar-Wai è concretizzabile in quest'unione di contrasti ed equilibri: introspezioni sul rapporto di coppia e adrenaliniche, vorticose eclissi sulla metropoli o sui rapporti umani, spesso più complessi che mai e destinati al deterioramento o all'alienazione.

"A Story about reunion" recitava il sottotitolo del poster promozionale, pur essendo una vera e propria storia di separazione. Inutile dire che la reunion riguarda la ritrovata unione tra l'uomo e la patria, in un film girato in un periodo difficilissimo per Hong Kong: il cambiamento da colonia-inglese a città stato cinese. Un cambiamento netto che segna il cinema dell'autore, come avverrà in "2046", titolo non scelto a caso (l'anno in cui, probabilmente, Hong Kong sarà Cina continentale a tutti gli effetti). é un film senza meta ,di persone afflitte da un disagio interiore perse, incapaci di comunicare e vivere insieme, capaci solo di contraddirsi: di amarsi e odiarsi, di picchiarsi e scoparsi. è un universo dove lo stesso incipit, il viaggio in Argentina nasce quasi da un impulso, con i due protagonisti che non sanno nulla di quel luogo e decidono di andarci solo per il fatto di aver amato il disegno delle cascate su una lampada.

è l'ingenuo leitmotiv di una delle storie d'amore più belle e complesse del cinema di due decenni fa. Wong Kar-Wai, regista eterosessuale, riesce a realizzare, forse, il suo film più bello, cavandosela nonostante la sfida iniziale di realizzare un film omosessuale con la totale assenza di donne, solitamente perno di ogni film dell'artista e importanti elementi simbolici e caratteriali delle opere, sia antecedenti che successive.

Ma questo non impedisce Wong di evolvere le sue riflessioni sul rapporto amoroso in un universo omosessuale, senza mai cadere nei tristi stereotipi che spesso affliggono il cinema queer, riuscendo a trovare linfa vitale in azzeccate e profondissime svolte nel rapporto di coppia. Un amore dove i due elementi vogliono fondersi tra di loro, ma non vogliono essere il partner, per conquistare una propria identità. Identità impossibile quando non si ha nemmeno una casa in cui tornare.

Leslie Cheung e Tony Leung, splendidi, incarnano alla perfezione i loro fragili e complessi personaggi, dando ancora più credibilità ad una storia che trova nell'ultima, meravigliosa, parte finale, il suo apice: Ho visita da solo le cascate che voleva visitare con il fidanzato, poi torna ad Hong Kong dove, come nel finale di "In The Mood For Love", decide di tenere per se l'amore che trova e dare una svolta alla propria vita.

Non un semplice cammino di formazione, né una semplice love story, quanto una vera e propria opera d'arte, assolutamente da recuperare.

In Italia, distribuito in malomodo e, assurdamente, vietato ai minori di 18 Anni.

IL MIO VOTO: 9.5











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