sabato 17 dicembre 2011

Child's Eye



Child's Eye 
Hong Kong/ Thailandia, 2010. Di Oxide Pang, Danny Pang. Con Elanne Kwong, Rainie Yang, Shawn Yue, Ka Tung Lam. Genere: Horror. Durata: 97'

Sei amici hongkongesi (tre ragazzi e tre ragazze) si ritrovano bloccati a Bangkok, dove hanno passato le vacanze estive, a causa delle proteste di alcuni protestanti. Le strade e l'aeroporto sono chiuse. I sei sono, dunque, costretti ad alloggiare in un hotel fatiscente. Ben presto, come da copione, accadranno cose strane ed inspiegabili, e i tre maschi della comitiva scompaiono. Le tre ragazze, con l'aiuto di una bambina e del suo cagnolino, cercheranno di ritrovarli, scoprendo che nell'albergo è accaduto un terribile ed efferato crimine e che ora l'hotel è infestato dai fantasmi...

Ed eccolo qua. Inaspettato e stridente, il quarto capitolo della saga "The Eye", trampolino di lancio per i fratelli Pang, che eppure si erano già fatti notare con l'action "Bangkok Dangerous". Presentato al Festival Di Venezia di quest'anno ,"Child's Eye", appena uscito fresco fresco con sottotitoli anglofoni, è da considerare anche come il primo (con "Shock Labyrinth" di Shimizu) horror orientale in 3D. 

La trama sembra banale, e in effetti lo è. Ai Pang, d'altronde, non è mai interessata l'originalità narrativa, quanto i temi portanti della loro poetica: dal karma, alla reincarnazione (affrontati soprattutto in "The Eye 2"), l'amore legato alla morte ("Sleeping With The Dead"), lo sguardo ingannevole ("The Eye") e l'ammborbidimento dell'orrore con la comicità ("The Eye 3").

"Child's Eye" diventa, in breve, un saggio sul cinema Pang. Teen-horror senza pretese, ma con riflessioni importanti, realizzato ad altissimo budget e con un cast giovanissimo. Il ritmo è veloce, serrato e il film scorre via come una meraviglia. Bello il colpo di scena, invero abbastanza prevedibile, ottima la storia del crimine, diversi i momenti da balzo sulla sedia, convincente la figura del mostro metà cane, metà uomo. 

Purtroppo pecca per il solito problema dei Pang: troppo hollywoodiano, punta sugli effettoni speciali, e si finisce nella spettacolarizzazione più esplicita, quando in realtà il bello dell'horror asiatico è il vedo-non vedo. I Pang sono maestri nel creare la suspense e, anche qui lo dimostrano, ma cadono nell'eccessivo spettacolo hollywoodiano, che esplode negli ultimi venti minuti, dove gli effetti in computer graphica si sprecano.

Ironico il finale, che convince. Bellino, dai, considerando certe nefandezze realizzate dai comunque due talentuosi fratelli hk-thailandesi.

IL MIO VOTO: 6.5











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