sabato 17 dicembre 2011

Dirty Maria





Dirty Maria
Giappone, 1998. Di Takahisa Zeze. Con Akira Yoshino, Taro Suwa, Shoko Kudo, Kazuhiro Sano, Yota Kawase. Genere: Drammatico. Durata: 81'. 

La bella Maria, che lavora in un salone di bellezza, sposata e con un figlio, uccide, forse per gelosia, Mayumi, la moglie di un taxista, sua cliente. Il taxista, tornato al salone per cercare Mayumi, si imbatte in Maria e intreccia con lei un rapporto complesso e ambiguo, mentre la verità del mistero sulla scomparsa di Mayumi viene a galla. 

Riduttivo definirlo pinku (i film softcore giapponesi, dall'alto tasso di erotismo, ma con anche trame sempre sviluppate e con svolte narrative che, spesso nascondono messaggi politici, come il cinema di Wakamatsu, o sociali), questo "Dirty Maria", quando il regista Zeze, come molti altri grandi autori (il già citato Wakamatsu o il geniale Hisayasu Sato), sfruttavano il genere per avere una maggiore libertà narrativa e stilistica. Prassi del cinema pinku è, infatti, un'assoluta libertà dell'autore, visti i costi ridotti delle opere ,con l'unica costrizione dell'inserimento di scene sessuali per giustificare il genere. "Dirty Maria" è, infatti, prima di tutto, un film d'autore. Ancora più di "Ragyo", che poteva rientrare maggiormente nel filone.

Nonostante, infatti, la scelta di temi come il sadomasochismo, il rapporto a tre e la sessualità repressa, il film è sussurrato e lentissimo, composto di inquadrature fisse lunghissime che donano un eccitato modo per descrivere la desolazione dei suoi personaggi. Un film che, narrativamente, lascia poco, ispirandosi (come accadeva per "Ragyo") ad un fatto di cronaca nera, ma che, volutamente, non sviluppa l'intreccio in modo definito, rendendo il film ostico e metafisico, spesso più concentrato sulle emozioni dei suoi personaggi (solo apparentmente apatici) che nel nodo centrale della finzione. 

è un film di sensazioni che, se dapprima poteva essere medio, nel momento in cui la relazione tra Maria e il taxista ascende in climax, con i loro corpi immersi nella neve, diventa improvvisamente grande cinema. Si sente la gelida passione del loro rapporto naufragato e distrutto, l'incomunicabilità della coppia e la straniante regia che riesce a far vivere queste sensazioni di frustrazioni e distacco.

Un film che non consiglierei a tutti, soprattutto perchè è difficile da seguire, ma che merita almeno una visione dai veri cinefili. Perchè in Giappone, anche il cinema erotico ha un' anima.

VOTO: 7.5








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