sabato 17 dicembre 2011

Forbidden Love



Forbidden Love
Giappone, 2008. Di Kusano Yoka. Con Mikami Masashi, Kato Ryosuke. Genere: Drammatico. Durata: 71'

Ritsu è uno stilista, proprietario di un negozio di vestiti eleganti per uomini e, per coronare il suo sogno ha studiato moda a New York. Tornato in Giappone, Ritsu sta per iniziare a cercar casa, fino a che il suo capo non gli propone di dividere l'appartamento con Sho, suo figlio. Il motivo risiede nel fatto che il padre sia preoccupato per il futuro di un figlio che non fa che svagarsi giorno e notte, indi per cui ci vorrebbe qualcuno come "guida" a farlo rigare dritto. Ritsu è titubante, ma accetta. Infatti, ben presto si scoprirà che Ritsu e Sho sono tutt'altro che sconosciuti. 


Sì. A volte mi piace prendere i film a scatola chiusa. Titoli che non guarderei mai sotto tortura o titoli intriganti. Li scelgo a caso e tac, li faccio miei. Questo mi porta a sorbirmi emerite stronzate, ma a volte (ed è per questo che mi piace), mi porta a scoprire bei film che mai avrei pensato di vedere con una scelta più accurata. Diciamo che questo "Forbidden Love" si pone nel mezzo tra la "bruttezza" e la "sorpresa". 

Un film con pregi e difetti, che si è presentato, però, molto meglio di quanto mi aspettassi. Temevo, infatti, che si trattasse di uno di quei filmacci per ragazzine con il solo pretesto di mostrare gli idol di turno dalle capigliature impossibili, e in effetti, nonostante gli idol, credo che il regista abbia lavorato prima al film, alla trama e POI abbia dato il ruolo a degli idol (dopo tutto dovrà anche mangiare, poverino) e non il contrario, come invece spesso avviene (scegliere a caso idol e costruirci un film attorno con trame ignobili – leggasi l’inguardabile “Oresama”, vederlo è stato uno dei più grandi sbagli della mia vita). 

Qui, nonostante degli attori incapaci di recitare, vestiti e pettinati in modo trendy e antipatici (tranne lo stilista protagonista, molto simpatico, nonostante una recitazione che si basa sullo stesso volto sorridente, a mò di lifting), “Forbidden Love” è un film.
La regia è televisiva, ma inventiva, tranquilla senza esagerare, ma almeno è presente.
La fotografia ha i suoi momenti e riesce a mantenere alto l’interesse per una trama che poteva essere degno del peggior manga yaoi/shojo di quarta categoria (infatti, il film è ispirato da un noto manga), ma che viene sviluppata decentemente, offrendo anche punti di riflessioni sull’amore e l’ambizione.

Stranamente non c’è nulla di quell’amore falso e casto di certi inutili yaoi fatti su misura per le ragazzine nipponiche, qui c’è cinismo, ironia. Il regista riesce a creare la tensione basandosi sui soli sguardi, ricompone e scompone un triangolo amoroso banale all’apparenza, ma in realtà ben più complesso e, in questo, ci è perfettamente riuscito.
Interessante anche la descrizione psicologica dei personaggi, stranamente non stereotipati, e sui loro comportamenti e i modi di interagire tra loro, così come è interessante l’uso ossessivo di certe metafore (la camicia bianca, capo solitamente maschile, è il simbolo del sogno di Ritsu, diventare un celebre stilista, ma ecco che spesso la camicia bianca –nel corso del film- viene strappata e sporcata da Sho, egoista e presuntuoso che vorrebbe la felicità solo per sé).
Ma Alt! Non aspettatevi un film eccellente. Sul lato tecnico, infatti, pur avendo ottime intuizioni , “Forbidden Love” è piuttosto mediocre e nel presentare il motivo per cui Sho sia tanto “duro” scade nella rivelazione tipica e ripetitiva di molti manga di basso profilo.

“Forbidden Love” è dunque un oggetto misterioso: strambo, affascinante, con un finale spiazzante e perfettamente inquadrato in un silenzio alienante che si sposa con la poesia macabra delle immagini; ma al contempo è imperfetto, ingenuo e compiaciuto. 

Passabile, ma uno sguardo, dunque, glielo si può dare. 

IL MIO VOTO: 7.0








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