sabato 10 marzo 2012

Chain


Chain
Giappone, 2005. Di Ryuichi Honda. Con Sawai Miyuu, Miura Aoi, Yamamoto Hiroshi, Nakajima Hiromi, Wagatsuma Miwako, Sagara Mirai. Genere: Horror. Durata: 71'.

Alcune ragazze ossessionate dal cellulare ricevono via sms una strana catena di sant'Antonio: una ragazza vuole vendicare la morte della migliore amica e cerca, via sms, gli autori del delitto. Chi non spedirà il messaggio a 18 persone verrà ucciso dalla ragazza stessa. Inutile dire che le ragazze pensano sia il solito scherzetto e fanno finta di niente, almeno fino a quando, una dopo l'altra, non iniziano a morire in modo molto sanguinolento...

Film horror low-budget giapponese, distribuito in patria direttamente in homevideo. Seguendo la scia della fortunata (e fig.a, escluso il brutto terzo episodio) trilogia "The Call", anche prodotti low-budget del mercato horror giapponese si sono sbizzarriti con l'associazione tra cellulari e orrore, così come fece il gradevolissimo, sebbene poco originale "Ghost Pictures: The Cursed Images", e come fa questo "Chain " (conosciuto anche con il nome "A Chain Of Cursed Murders") , che sembra quasi un remake del bellissimo "The Call" di Miike.

Il regista di questo filmetto è Ryuichi Honda, sconosciuto ai più, eppure con una lunga carriera di V-Cinema alle spalle e, sembra che non dia alcuna importanza al comparto tecnico. Infatti, la regia è assente, basata su riprese traballanti o fisse senza alcun esito estetico, la fotografia è assente, talmente non curata da sembrare che il film sia girato con un cellulare (giusto per restare in tema ahhahaaha), la recitazione è ai minimi storici e la sceneggiatura è totalmente derivativa, sebbene gli effetti speciali siano molto più riusciti di certi horror americani ad alto budget fatti tutti di orrenda computer graphica.

Ma "Chain" ha un pregio davvero invidiabile, quello che tutti i film di serie-b tentano di fare e non sempre ci riescono: divertire e svolgere il proprio compito con destrezza. "Chain" è infatti un horror divertentissimo, in grado di coinvolgere e di offrire tutto ciò che concerne al genere: salti sulla poltroncina, un po' di originali scene sanguinolente (bellissima quella del bagno pubblico), un po' di ironia, belle ragazze e un finale che tenta il terrore (che non arriva, ovvio, visti gli scarsi mezzi).

Ma il film non è neanche tanto stupido come si possa pensare. In "Chain", infatti, vi sono molti temi affrontati, come l'incomunicabilità (sottolineata dalla scena in cui quattro amiche, seduta una di fianco all'altra, comunicano tra loro via sms) o il difficile rapporto studenti- professori (il professore che sbircia sotto i banchi delle alunne per vedere le gambe delle più carine), sostenendo comunque un ritmo sostenuto e coinvolgente.
Perde un po' di fiato solo quando si ha l'indagine, il ritmo si placa e le spiegazioni si fanno prevedibilissime, fino ad un colpo di scena improbabilissimo, ma almeno abbastanza spiazzante.

Un filmetto breve, fulmineo, divertente, un film che spesso ci vuole per rilassarsi tranquillamente. Per i non-amanti del genere, comunque, lo sconsiglio: non è nulla di trascendentale e la bruttezza della tecnica quanto l'improbabile finale con il solo scopo di causare lo "schock", potevano essere facilmente evitabili. Sufficiente, nulla più. 

IL MIO VOTO: 6.0









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