Thirst
Corea Del Sud, 2009. Di Park Chan-Wook. Con Song Kang-ho, Kim Ok-bin, Ha-Kyun Shin, Eriq Ebouaney. Genere: Drammatico/Horror. Durata: 140'
Padre Sang-Hyun decide di sottoporsi ad un esperimento per combattere un virus potente. E' l'unico sopravvissuto tra i volontari, ma qualcosa nel suo corpo va storto: è diventato un vampiro! Grazie al fatto di essere l'unico sopravvissuto, egli diverrà una specie di santo ai quali molti fedeli si rivolgono per pregare per i loro cari ammalati. E' in questo frangente che Sang-Hyun incontra Kang-Woo, un suo ex amico di infanzia, ora ammalato di cancro e sposato con la bellissima (e atea) Tae-Ju. Sang-Hyu rinuncerà alla fede pur di intrattenere una relazione con la provocante ragazza, alla quale racconterà il suo oscuro segreto.
THIRST: SETE DI CINEMA.
Park Chan-Wook, il dio di Old Boy, torna dietro la macchina da presa per realizzare un fascinoso melò horror vampirico, che si distanzia (e di molto) da certi orribili cugini del genere (l'inguardabile Twilight che fa da orpello), proponendo finalmente una storia vampiresca che merita: "Thirst" è un film crudo e poetico e raccconta l'eros in toni sanguinari, erotici e perversi, finendo per spiazzare.
La regia funambolica del solito Park elettrizzato racchiude una storia, che in mano ad altri sarebbe stata base di un film orrendo (insomma...prete vampirico che rinuncia alla fede per trombare e per succhiare un po' di sangue), ma che qui diventa un gioiello di mille sensazioni.
E "Thirst" diventa incredibile soprattutto quando diventa teatrale (nella lunghissima scena di morte in un corridoio bianco), surreale (i viramenti à la ghost story) e autoriale (gli ultimi dieci minuti: silenziosissimi e appena palpabili), dimostrando tutto il genio poliedrico di Park, ormai definitivamente un maestro del genere.
Purtroppo ci sono anche i difetti: Park Chan-Wook si perde un po' in una sceneggiatura a tratti sconclusionata e impazzita. Inoltre il magnifico regista coreano sembra, talvolta, perso nei propri formalismi, alla ricerca dell'effetto facile e dell'immagine che ti lascia a bocca aperta.
Quest'ultimo, però, lo si può considerare anche un pregio: il film è talmente bello visivamente da essere una gioia per gli occhi.
Incredibile interpretazione di una splendida Kim Ok-Bin, una femme fatale come da tempo non se ne vedono.
Il finale silenzioso e di rara bellezza romantica conclue un film da vedere, per nulla un blockbuster come in moldi dicono (ma perchè?), ma un penetrane canto filmico e seducente da subire con eleganza.
IL MIO VOTO: 8.5
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