The Cat
Corea Del Sud, 2011. Di Byeon Seung-wook. Con Park Min-Yeong, Kim Ye-Ron, Kim Dong-Wook, Shin Da-Eun. Genere: Horror. Durata: 106'
So-Yeon è una ragazza dolce e spigliata che lavora in un negozio di animali e che soffre di una forma estrema di clausotrofobia. Un giorno, si vede costretta a prendersi cura del gatto di una sua cliente, stroncata da un attacco di cuore. Non sa che il gatto porta con sé, ovunque vada, episodi lugubri e una maledizione, che si materializza con lo spirito di una bambina che inizia a tormentare la giovane. Inutile il tentativo di disfarsi dell'animale: il gatto torna sempre e sembra la causa della morte delle persone care alla donna. So-Yeon, allora, si rende conto di dover scoprire il mistero attorno alla catena di morti e al passato di quella bambina...
Horror che, pur sfruttando qualche cliché (la morte della bambina simile a quella di "Dark Water", il ritrovamento del suo cadavere da parte della protagonista che ricorda palesemente "The Ring"), eppure li rielabora e li fa diventare parte integrante di una storia avvincente e crepuscolare, ravvivata per originalità dalla componente felina.
Il film vive, però, d'altro, ovvero di trovate visive che scatenano tensione. Alcune più risapute vengono affogate da trovate che raggiungono la genialità (Rimasta sola in un canile buio, la protagonista, di fronte ai cani che le ringhiano contro, si accascia a quattro zampe e vomita palle di pelo, come i gatti) e riescono persino ad elettrizzare. "The Cat" è questo: è un horror che sa dove posizionare la cinepresa e sa cosa fare per avvincere, riuscendoci benissimo. Più di un salto sulla poltrona (la scena dell'amica che apre l'armadio mi ha fatto sobbalzare almeno di tre metri) e un'interessante fotografia virata su toni quasi invernali che, con il miagolare incessante dei gatti, riesce nell'intento di creare un clima plumbeo ed efficace.
Ottima la presenza scenica di Park Min-Yeong, che riesce a dare efficacia e fragilità al suo personaggio, non una delle tante scream-queens, quanto una donna finalmente vera, con insicurezze e paure incancellabili, con un'insanità mentale che forse riemerge per trascinarla nel panico. Che il suo destino di claustrofobica si unisca con la morte della bambina è la ciliegina sulla torta di un film ciclico, di un incontro tra generazioni e disagi differenti. Dove l'amore per un gatto può trasformarsi in furia distruttiva, perchè il mondo viene dipinto come egoistico e villano.
Il finale, invero, è risaputo, ma necessario, per permettere alla giovane protagonista di ricombinare i pezzi, ritrovare sé stessa e ricominciare da capo. Un cammino di formazione lugubre e struggente, che si conclude con una nota quasi autoironica. Veramente non male.
IL MIO VOTO: 8.0
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