Rainbow Eyes
Corea Del Sud, 2007. Di Yun-ho Yang. Con Kim Kang-woo, Kim Min-sun, Lee Su-kyeong, Choi Duek-mun, Jeon Chang-geol, Kim Min-seon, Kim Seong-ryeong, Oh Ji-Yeong, Park Won-sang, Lee Soo-Kyung. Genere: Thriller. Durata: 99'
Il detective Kyung-yoon Cho e Eun-joo Park devono indagare su un efferato omicidio, dove l'unico indizio sembra un capello maschile lasciato sul luogo del delitto. Il caso sembra già chiuso, ma un nuovo omicidio sconvolgerà ogni certezza: il mistero si infittisce e i due scoprono che le vittime avevano vissuto insieme l'esperienza dell'esercito ed erano stati trasferiti altrove a pochi mesi dal congedo.
"Rainbow Eyes" è un thriller piuttosto convenzionale, che parte quasi come una puntata di "CSI" (Persino nello stile di regia, fotografia e montaggio) o "Criminal Minds", per poi sradicarsi in un intrigo che, pur essendo a tratti banalotto, riesce a dimostrarsi piacevole e avvincente. Tra il giallo e il poliziesco, "Rainbow Eyes" sembra non inventare assolutamente niente, ma riesce a rielaborare tutto ciò che è stato già detto in quello che è un riuscitissimo film per le masse: Nulla, assolutamente nulla che faccia gridare al capolavoro; ma le carte in regola per il buon film ci sono tutte.
Ne esce un film gradevole e, a tratti, persino sensuale, grazie alla sua capacità non comune di inquadrare alla perfezione i corpi e a renderli più tangibili. A questo contribuiscono sicuramente gli attori, ben calati nei rispettivi ruoli e la regia, sì, a volte irritante perchè troppo videoclippara e autocompiaciuta, ma in grado di dare tono e fisicità a molte scene. La fotografia saturatissima e autocompiaciuta, riesce a dare morbosità, ma anche eleganza alle inquadrature frenetiche.
Il film decolla dopo un po' di prevedibilità in una seconda parte, dove il regista cerca di colpire con colpi di scena invero un po' prevedibili, ma funzionali, per poi chiudersi con un finale bellissimo e veramente azzeccato. Nulla di speciale, ma resta un bel film, da vedere quando si cerca qualcosa di leggero ma non sciocco. Il film ruota, infatti, al tema delicato dell'omofobia, che tuttavia non viene mai sviluppato in profondità e resta un po' in superficie.
IL MIO VOTO: 6.5
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