venerdì 7 ottobre 2011

Inner Senses



Inner Senses
Hong Kong, 2002. Di Law Chi-Leung. Con Leslie Cheung, Karena Lam, Waise Lee, Valerie Chow, Norman Chu. Genere: Horror/Thriller/Drammatico. Durata: 101'

Jim è uno psicologo che si sta occupando del caso della cugina di sua moglie, una ragazza con molti tentativi di suicidio alle spalle che soffre di allucinazioni oniriche, dove la tormentano dei fantasmi... Ma le visioni della ragazza sono semplicemente visioni, o c'è veramente qualcosa sotto, di inquietante e macabro?

L'avevo già visto molto tempo fa, ma facendo una full-immersion di horror hongkongesi di recente, ho deciso di rivedermelo, sperando che la mia opinione potesse cambiare, ma riconfermo tutto ciò che avevo provato alla prima visione.
Il film non è altro che una pellicola che cerca di stare sulla cresta di quella new wave asiatica, derivata da The Ring che una decina d'anni fa ci lasciò dei veri e propri gioielli del genere. "Inner Senses", invece, ha una piega diversa. Più che al film nakatiano, si ispira a quel "The Eye" che diede il là a tante produzioni (mainstream o low-budget) horror-spiritiche nell'ex-colonia inglese.
Ma "Inner Senses" non trova la potenza tipica del lavoro più riuscito e bistrattato dei fratelli Pang e, sembra che Law Chi-Leung non sappia esattamente che strada intraprendere. Più volte nel film, infatti, vi sono cambi di registro che non riescono neppure a spiazzare, perchè avvengono lentamente e con poca convinzione.
Si passa, quindi, dal classico horror ghost-story (con tanto di strizzate di tensione e spaventi improvvisi poco efficaci), al melò (una storia d'amore tragica per condire), al thriller psicologico à la "Sesto Senso", passando poi per il dramma sovrannaturale e per tentazioni molto occidentali (dai clichè, ad una certa caratterizzazione dei personaggi).

"Inner Senses" sembra puntare troppo al botteghino e poco al cuore, e questo si sente eccome. Non c'è molto coinvolgimento in un dramma dalle tinte horror, incapace persino di fornire un mero brivido lungo la schiena (anche se i vari suicidi fanno la loro porca figura) e che si conclude come un melò da lacrimuccia hollywoodiano.
Cosa resta allora? Poco, ma restano comunque cose d'alto valore, a partire dallo splendido duetto di interpretazioni. Rispettivamente del compianto Leslie Cheung (straordinario) e della bellissima Karena Lam, in grado di conferire al suo personaggio quel lato dolente che la sceneggiatura voleva offrire.
Resta poi una regia riuscita, ispirata e convincente, accompagnata da una fotografia che, seppur poco gradevole all'occhio (spesso sfuocata) rende bene il clima opprimente del film.

Una piccola delusione riconfermata, quindi, ma c'è (molto) di peggio in circolazione.

IL MIO VOTO: 5.5








Trailer:


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