sabato 31 dicembre 2011

Salò O Le 120 Giornate Di Sodoma





Salò O Le 120 Giornate Di Sodoma
Italia, 1975. Di Pier Paolo Pasolini. Con Paolo Bonacelli, Aldo Valletti, Caterina Boratto, Hélène Surgère, Sonia Savanage, Giorgio Cataldi, Umberto Paolo Quintavalle. Genere: Drammatico/Grottesco. Durata: 114' 


Una grottesca parata delle perversioni umane sotto il segno di un'eleganza stilistica e formale di grande bellezza, non individuale, ma universale, dove viene rappresentata la subdola anarchia di un potere autoritario, capace di organizzare una deviata massa di automi  portati alla depravazione.
Così come i discorsi della narratrice sono sì volgari, ma densi di vocaboli raffinati e altezzosi, il film è tutto un gioco di proporre l'unione tra sacro e profano, eleganza e volgarità, bellezza e pornografia.
Gli uomini (sia le vittime che i carnefici) non sono altro che bestie. Mangiatori di escrementi. Chi sopravvive lo fa sorridendo degli altri che soffrono, a cui viene strappata la carne, le membra, gli occhi...
Siamo tutti animali in fondo, animali che seguono il branco (i ragazzi vengono ridotti a cani), dove i sentimenti (l'amore, l'elaborazione del lutto) vengono brutalmente penalizzati, perchè non si possono provare sentimenti in una società perfettamente organizzata come una macchina fredda. Perchè non esistono lacrime per chi danneggia il sistema dal suo interno. 

Un'estrema e succube rappresentazione di un potere fin troppo estremo e crudele, tristemente verosimile nel suo imporre gli ordini più desolanti e maligni, pronti a distruggere la sua popolazione .

Chi è fragile soffre. Si uccide. Persino chi sembrava forte.
Mentre gli altri si masturbano osservandolo.

In conclusione: un film estremo. Sconsigliato a chi non trova un senso nelle perversioni più disgustose.
Un film che lascia spiazzati tutti. Chiunque.
Anche a chi, come me, è parecchio avvezzo a molto cinema estremo.
Comunque sia: capolavoro, se non IL capolavoro del cinema nostrano, capace di colpirci a cazzotti in faccia e mostrarci l'immostrabile con eleganza e voluttuosità, facendoci capire che è inutile sottrarsi ad un film che ferisce, sconvolge e riempie di sporcizia l'anima dello spettatore, perchè nel mentre è capace di accarezzarti, masturbarti, baciarti sulle palpebre chiuse. è il magico incanto Pasoliniano: così morboso, massacrante, caustico. è il film che ha chiuso, purtroppo, in bellezza la sua carriera e che anche rivisto oggi, mantiene inalterato il suo devastante fascino .



IL MIO VOTO: 10.0















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