domenica 18 dicembre 2011

I Am Keiko


I Am Keiko
Giappone, 1997. Di Sion Sono. Con Keiko Suzuki. Genere: Drammatico. Durata: 61'

Il geniale regista giapponese Sion Sono è più conosciuto per la moltitudine di capolavori cinematografici, spesso anarchici e fuori dagli schemi che ha realizzato. Conosciutissimo anche in Occidente, il regista ha sconvolto la sua Nazione con il controverso horror metafisico "Suicide Club" (2001), che leggeva il problema del suicidio in termini filosofici e legati alla solitudine e all'incomunicabilità, argomenti chiavi dell'arte asiatica, soprattutto cinematografica, ha però un curriculum di tutto rispetto, con film sperimentali e non realizzati sin dagli anni '80.

Tra quelli meno conosciuti, c'è questo  "I Am Keiko", del 1997. Un film spiazzante per il suo desiderio anti-narrativo e di anti-finzione (più volte il film si annuncia come film e non come storia, vantandosi di durare esattamente un'ora, un minuto e un secondo), che non ha una trama, ma ci vuole presentare un personaggio: l'apatica e solitaria Keiko, una cameriera di ventidue anni che, dopo la morte del padre, spento da un cancro allo stomaco, ha iniziato a prendere coscienza del passaggio del tempo e della sua potenza. Ossessionata dallo scorrere preciso e perfetto del tempo, la ragazza inizia a documentare la sua vita come se fosse governata da un cronometro, e la racconta attraverso lunghi monologhi meccanici, mostrandoci la sua solitudine, la sua chiusura con sé stessa e il mondo fuori, che cambia.

Keiko ci dice: "é notte. Qualcuno, ora, starà dormendo, altri piangeranno, altri rideranno, altri ancora staranno scopando. E io? Io sono sola in questa stanza, con le ossa di mio padre".

Film dall'altissimo carattere sperimentale, che si snoda in lunghissime inquadrature fisse e una fotografia saturata e accesa, che spiazza e sconvolge con garbo, aprendosi su un'interminabile primo piano fisso della protagonista che, con lo sguardo compie lentissimamente il movimento delle lancette in un orologio, finchè non le scende una lacrima.
Più che un film, infatti, "I Am Keiko" è un videodiario che, sotto l'atmosfera ludica (seppur lenta e quasi zen), ci racconta la tristezza e la desolazione di una donna che, del tempo, ha fatto la sua unica ragione di vita, dimenticandosi i piaceri della quotidianeità e della curiosità. Troppo legata all'idea del ricordo, meccanicizza la vita umana, dandoci tantissimi spunti di riflessione.
Un film splendido, di cui si dovrebbe parlare per ore, eppure è difficile e lo sconsiglio ai meno preparati, persino a quei fan del regista, che si erano lasciati sedurre da quel caleidoscopio d'azione, violenza e sesso di quell'epopea biblica che è "Love Exposure" (2008). Per tutti gli altri, assolutamente da recuperare: la filosofia del regista è tutta qui. Solitudine, alienazione, rapporto conflittuale con la vita e crescita emotiva, con dei momenti che toccano vertici di cinema assoluti.


‎"Tra 3600 secondi esatti, le luci del cinema si accenderanno e gran parte di voi andrà a fumarsi una sigaretta, slegandosi completamente dal tempo, quando in realtà il tempo vi lega a lui."

IL MIO VOTO: 9.0










Nessun commento:

Posta un commento