Pantasya
Filippine, 2007. Di Brillante Mendoza. Con Mark Dionisio, Justin De Leon, Harold Montano. Genere: Drammatico/Erotico. Durata: 87'.
Il film, suddiviso in cinque episodi, studia l'universo omosessuale maschile e il feticcio delle uniformi, con storie d'amore sbilenche tra un taxista e un suo cliente, tra un fattorino e un uomo d'affari, tra il proprietario di una casa e un elettricista che sta installando una linea telefonica e tra un uomo deluso dall'amore e una guardia notturna. In un altro episodio, invece, un ragazzo diventa conscio della sua omosessualità seguendo dei giocatori di basket nelle doccie, dove fanno tutto fuorchè lavarsi...
È strano vedere un’incertezza, una natura acerba e un’imperfezione innaturale in un film di Brillante Mendoza, che dall’essenzialità e dal minimalismo ha saputo trarne forza e potenza visionaria, soprattutto in due capisaldi della sua filmografia come “Kinatay” e “Lola”. Pur avendo dei suoi momenti di impennate visionarie e di grosso controllo dell’immagine, che da sempre caratterizza il geniale autore filippino, infatti, “Pantasya” sembra soffrire di una certa tendenza verso la piattezza narrativa, verso una mancanza di un vero e proprio collante tra storie che tentennano per il loro eccessivo melodramma, spesso scoperchiato da un voyeurismo erotico che esplode tra le luci e le ombre della città, di uffici, di docce, spogliatoi.
E c'è un tuffo immediato nei clichè gay che caratterizzano un'opera interessante, ma un po' ingenua: dai deretani marmorei sotto l'acqua che scorre ai poliziotti, passando per il ragazzo confuso e quello risoluto che sa quello che vuole, infarcendo le deboli sceneggiature dei vari episodi (escluso quello, bellissimo, del rapporto tra il fattorino e il businessman, corredato da un'eccellente intesa e un gusto morboso che non guasta mai) di maggiore pesantezza, a cui poi ci si aggiungono persino un'inqualificabile recitazione (ma dove li hanno raccattati? Dov'è Coco Martin?) e un'orrenda quanto ripetitiva colonna sonora ambient, che fa tanto tappeto sonoro.
Un film che deluderà i fans del geniale regista filippino, ormai navigato nell'altissimo cinema e spiace vederlo in questo capitombolo, soprattutto quando fu pubblicato dopo il buonissimo "The Masseur", debutto con i fiocchi.
Resta comunque un film con più di un buono spunto, ma lascia l'amaro in bocca. Per fortuna, il nostro amato Mendoza si rifarà.
VOTO: 6.0
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