venerdì 13 gennaio 2012

The Man From Nowhere



The Man From Nowhere
Corea Del Sud, 2010. Di Lee Jeong-Beom. Con Won Bin, Kim Sae-ron, Kim Tae-hoon, Kim Hee-won, Kim Hyo-seo, Kim Seong-oh, Lee Jong-pil. Genere: Thriller/Azione/Drammatico. Durata: 119'. 

Tae-Shik è un uomo che ha un doloroso e misterioso passato. Lavora ad un banco dei pegni ed ha una pessima reputazione. La piccola So-Mi è l'unica a degnargli l'attenzione: cerca un amico ed è stata abbandonata da tutti, inclusa sua madre che la maltratta e la ignora, affondata nella malavita e nella droga. Tae-Shik è restio: ha paura di voler bene a qualcuno, ma quando la vita di So-Mi viene minacciata da una gang che traffica organi, inizia a cercarla e a finire in un circolo di sangue e violenza, riscoprendo se stesso e la voglia di vivere.

"Quando vuoi bene ad una persona, spesso fai finta di non conoscerla. Non abbracciarmi, o ti sporcherai di sangue."

Della serie: maledetti Coreani che mi fate piangere troppo spesso, anche in un thrillerone testosteronico come questo, che riesce a cambiare registro sempre facilmente, tenendo inchiodati alla poltrona come mai era successo prima.
Dal dramma di una bambina sola, si passa infatti ad un'esplosione virale di violenza, spesso talmente esplicita e disturbante da lasciare inebetiti, passando per un umorismo sottile e permeante, portato all'eccesso del caricaturismo di certi personaggi, che mantengono comunque una credibilità efficace, finendo con il diventare ambigui (nel caso di certi "cattivoni"), piuttosto che ricalcare i classici stereotipi del bene e del male di molti film occidentali.

è, innanzitutto, un film scritto benissimo e che procede ad incastri, distruggendoti in ogni punto, riemarginandoti ciò che avevi dentro e che scorre in un lampo, nonostante le due ore di durata. è un'esplosione di ritmo, ombre, discesa verso gli inferi e risalita. è un universo che ti viene sparato negli occhi, come un proiettile visivamente bellissimo.

Registicamente perfetto, con delle intuizioni visive degne di nota (il protagonista che si getta dalla finestra, la scena in cui i due estremi si guardano in discoteca con un'arma in mano, mentre la gente attorno a loro balla, la scena del tizio accettato, splendida, perchè distrugge l'irritante stereotipo del cattivone che prima di uccidere la sua preda gli fa un monologo infinito) è un film che funziona anche grazie alla perfezione maniacale del montaggio, spesso serrato, altre volte ellittico, e alle performance straordinarie degli attori: in primis della bambina, veramente perfetta per la sua parte e capace di destare empatia senza suscitare facili pietismi, e, poi, ovviamente, Won Bin, splendido, raggiante anche nella sua cupezza, offre una performance ambiguamente seducente e misteriosa, ma mai irritante.
E io, per concludere, lo nomino come una delle persone più scopabili di questo pianeta. 

Finale bellissimo.

IL MIO VOTO: 9.5















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