Corea Del Sud, 2011. Di Sohn Young-sung. Con Ha Jung-woo, Park Hee-soon, Jang Hyuk, Song Dong-il, Jeong Won-jung, Kim Seong-ryeong, Park Hyuk-kwon, Yoo Da-in. Genere: Thriller. Durata: 123'
Seo è morta e, nonostante la completa assenza di prove, viene accusato del delitto il taciturno e freddo marito Han Cheol-Min, per semplice mancanza d'alibi e per l'aver scoperto la relazione adulterina della donna. Al processo, lo appoggia l'avvocato Kang, disposto a tutto pur di difenderlo, contro il pubblico ministero Ahn Min-Ho che, invece, vorrebbe condannarlo.
Film commercialotto onesto e abbastanza prevedibile, che evita di osare troppo, in favore di uno schema (ripreso dai colleghi americani) abbastanza predefinito, tanto da non generare assolutamente spoiler, ma comunque coinvolgente (presunto assassino, avvocato sfigato che cerca di aiutarlo, vincita della causa). Il film non brilla di momenti esaltanti, di scene madri o trovate inventive (a parte la geniale trovata dell'assenza delle impronte digitali o di prove schiaccianti), ma si lascia guardare con molta spensieratezza, conscio della sua essenza. Regge l'opera Ha Jung-Woo, qui un attore eccellente e carismatico, che porta alla pellicola quel colore che, probabilmente, non avrebbe raggiunto in mano ad altri.
Finale prevedibile dalla prima inquadratura, ma non importa, è abbastanza efficace.
Regia al servizio, decisamente più da professionista alle prime armi che d'autore ma, come sempre accade nel cinema coreano, la confezione è curatissima in ogni suo comparto tecnico (montaggio, regia, fotografia) e ha un buon ritmo, nonostante l'assenza di grandi risvolti narrativi.
Insomma, il classico thrillerino che si può vedere nei momenti di qualcosa di più leggero, basato su una tensione creata dall'elevatissimo numero di dialoghi che lottano per salvare una persona dalla colpevolezza ambigua.
IL MIO VOTO: 6.0
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